PROLOGO: Città mobile di
S’shadz, in orbita intorno ad Altro Regno, Microverso.
Le porte si aprirono, e nella
grande centrale comandi entrò una creatura che poteva essere definita solo come
‘maestosa’: tre metri di altezza, il corpo rettiliano-draconico coperto di
un’elegante corazza naturale di placche spesse come quelle di un’armatura
d’acciaio e dipinto da un elegante gioco di pitture, come una tela astratta
vivente. Quelle pitture, indicative del rango del loro proprietario, le si
sarebbero trovate solo e solamente sul corpo di Ssylak, Principe dei Tok.
Entrando, di riflesso, le ali
sulla schiena di Ssylak ebbero un fremito: un gesto
istintivo per mostrare ai presenti, di rango inferiore, chi aveva il diritto di
volare, là dentro. Una lingua forcuta schizzò dal muso appuntito. “Operatori,
conferma?”
Le creature alle consolle
erano draconici come lui. Erano alti non più di due metri e mezzo; le loro
placche erano forti, i corpi pure muscolosi, forgiati da una gravità due volte
quella terrestre…Eppure, pur potendo facilmente spezzare un umano in due, erano
poca cosa di fronte al loro principe. Loro erano della casta dei soldati,
nascevano tutti in batteria dallo stesso depositore e
sovrano, ed erano sterili. Un giorno, lo stesso Ssylak
sarebbe diventato depositore a sua volta…
La pelle dell’operatore
cambiò brevemente in un colore di assenso. “Il satellite ES-22 ha localizzato
il Kanssek
presso una Zona di Interferenza.
Osservate, Vostra Maestà.”
Ssylak lo fece. Lo schermo principale mostrava un ‘buco’
nell’infinita distesa verde che copriva il mondo vergine di Altro Regno. Il
buco consisteva di un’area che il loro satellite-spia proprio non riusciva a
penetrare, non importa quale spettro i suoi occhi meccanici stessero usando.
Tutto quello che si vedeva era un’immagine sfocata, distorta, come se un
potente campo magnetico avesse aggredito il satellite.
Ssylak si accigliò: quella ZdI non
era stata ancora catalogata. Una finestra di dati era aperta accanto alla
distorsione, e il Principe poté comparare i dati delle altre ZdI con quella. Quelle Zone erano un mistero. Fino ad ora,
sei ne erano state individuate, sparpagliate nei mari, sulle montagne, nelle
foreste…Le macchine le vedevano, ma i Tok non le
trovavano, come se, all’avvicinarsi di una qualunque pattuglia, esse
scomparissero in una qualche piega dimensionale.
Forse che il Kanssek fosse coinvolto? A Ssylak
sfuggì un sibilo corto, rabbioso: il ‘Portatore del Male’,
l’infedele, il sedicente Stargod. Il Principe lo odiava e lo temeva per molte
ragioni: la prima, la più importante, era la contaminazione di naniti che
infestava il suo corpo. Ogni giorno che passava, si avvicinava il rischio di
estendere il contagio all’ambiente, ed allora Altro Regno sarebbe potuto
morire…così come morì il mondo dei Tok, dal quale
erano fuggiti in cerca di una nuova patria.
La seconda ragione di odio
era che il mammifero-lupo osasse definirsi
latore della volontà di Antesys,
il drago cosmico! Un atto di infedeltà che da solo valeva la condanna capitale…
Ma Ssylak
aveva anche ragione per rispettare
quell’avversario: Stargod, infatti, era il primo che
lo avesse ferito in combattimento[i],
e che lo avesse sconfitto. Non
importava che ancora una volta avesse osato oltraggiare il nome di Antesys, in quell’occasione, restava un guerriero forte,
l’unico finora incontrato su quel mondo pieno di cibo, e ucciderlo
personalmente era diventato un obbligo morale…
Perso in quelle riflessioni, Ssylak quasi non si accorse del sibilo della porta. Si
accorse, però, di una voce tanto familiare quanto spiacevole.
“Vostra Maestà, cosa Vi
impedisce di fare ricorso al Volter Cannon?”
Ssylak si voltò, per incontrare la vista di un alto Tok: questo era vestito,
avvolto in un’ampia tonaca. Sotto quella tonaca, il potente corpo era privo di
ali, coda ed artigli a causa di una deliberata manipolazione genetica…ma c’era
solo da aspettarselo, da un membro della razza separata della Casta
Sacerdotale, le Guide Spirituali.
Loro erano i tramiti fra i Tok ed Antesys,
e la loro forza stava nella mente, non nel corpo.
Ssylak emise un altro sibilo. “Per una ragione eccellente, Grande Fratello Superiore Jsejsek: l’infedele è giunto con il suo sacro dragone.
E, a differenza di voi Protestanti, non ho intenzione di immolarlo se posso
evitarlo. Organizzerò una spedizione, e questa
volta stroncherò i nemici senza colpo ferire.” Aprì leggermente le ali,
sfidando il sacerdote a contraddirlo -un atto, teoricamente, possibile, anche
se praticamente impensabile. Il Principe era figlio unico, e per attentare alla
sua autorità ci voleva una ragione eccezionale…E il Principe si stava
appellando non solo al proprio onore leso, ma anche alla sacralità dei dragoni,
incarnazioni viventi di Antesys l’Onnipotente.
Jsejsek, saggiamente, tacque: il primo tentativo di immolare
l’infedele ed il suo drago corrotto era fallito a causa del potere
dell’infedele stesso[ii].
Un altro tentativo di ucciderli era stato tentato da una nativa di Altro Regno,
in modo che Ssylak non potesse interferire in tempo
ad una decisione presa sul campo da una creatura non-Tok[iii]…Tutti
tentativi di cui, naturalmente, Ssylak era venuto a
conoscenza. Se il prossimo non fosse stato più che sottile e dal risultato
certo, la Casta Sacerdotale avrebbe perso il suo più illustre rappresentante; e
non sarebbe stato affatto facile mettere un nuovo Protestante a quel livello.
Ssylak, soddisfatto di quella piccola vittoria, si diresse
verso la porta. Neanche lui poteva colpire apertamente i sacerdoti, ma li
avrebbe umiliati rispettando le tradizionali regole religiose, questo sì. E la
morte del Kanssek sarebbe stata un’arma sufficiente
contro le loro spregevoli ambizioni..!
MARVELIT presenta
KNIGHTS TEAM 7
Episodio 21 - L’ANELLO DEL POTERE
La differenza fra la vita e
la morte può stare in una pausa. Un breve momento da dedicare alla riflessione,
alla pesatura delle opzioni.
Sotto la carne e la pelliccia
di Stargod, l’uomo-lupo, John Jameson
rifletté. Era letteralmente circondato: ovunque voltasse lo sguardo, c’erano
solo rocce di varie dimensioni, ognuna di esse un proiettile pronto a
spezzarlo. Un attacco in massa lo avrebbe finito. Lui era forte, ma non era
invulnerabile. Aveva solo due possibilità, per sopravvivere: la prima era la
favolosa Godstone,
che brillava nel collare in cui era incastonata. La seconda…trovare un varco
nella formazione, e contare sul suo potente corpo per sfuggire alla morte,
senza margini di errore.
E si conosceva abbastanza da
sapere che non avrebbe scelto la
soluzione facile.
Attacco!
Le pietre si gettarono su di
lui!
Stargod saltò: una manovra perfettamente
coordinata, che lo portò in alto, esattamente nel punto in cui le pietre erano
meno grandi. Il suo corpo ricevette una serie di colpi che avrebbero
indubbiamente ucciso un essere umano, ma che il lupo poté sopportare fra la sua
stamina e l’armatura. Stargod fu fuori dal cerchio
distruttore nel momento in cui tutte le rocce convergevano in modo quasi
esplosivo, fondendosi in una nube di polvere e detriti. Immediatamente, si mise
a correre verso la direzione presa dai suoi cavalieri. <Max! Avatar!> gridò mentalmente, <Distraete Urbalyum, adesso!>
“Come possiamo sperare di fare del male ad una simile cosa?” Muran
era angosciato. “Io non so come…”
“Lo so io,” si interruppe, con la voce fredda dell’Empatoide
e la volontà del sinistro Agron. “Lascia il controllo a me, adesso.”
”Ma…”
“Vuoi aiutare Stargod? Allora taci.”
Sotto di loro, il tempio era come una bellissima scultura astratta,
fatta di pietra mista a radici. Una bellezza deturpata dall’orrenda figura di
un altro dragone, per la precisione un fantasma,
uno spirito composto di migliaia di altrettanti spiriti. Questo era Urbalyum, il Custode del
Tempio; un essere posseduto da una sola volontà: ingrossare le file delle sue
prede, da aggiungere al proprio corpo per trarne forza.
Max non poté trattenere un
brivido: i Custodi erano stati colpevoli di atroci crimini in vita, in nome del
loro arrogante specismo, e questa era la loro punizione…
Max si concentrò di nuovo
sulla struttura: era abbastanza solida da resistere ad un bombardamento…Ma Max,
adesso, nonostante fosse appena un giovane, grazie al suo Dio e compagno aveva
raggiunto tutta la forza di un adulto…e bruciava dalla voglia di usarla!
Il dragone spalancò la bocca,
e lanciò un geyser di elettroni!
Gli occhi di Avatar
brillarono, ed eruttarono un duplice torrente di energia psichica!
I getti colpirono
contemporaneamente: la potenza concentrata di una tempesta, e la forza di una
creatura di un futuro inimmaginabilmente remoto. Una parete di pietra esplose.
Grandi intrecci di radici furono inceneriti all’istante, e quelli più vicini
presero fuoco. Le anime perdute, fuse alla vegetazione, agonizzarono, e la
vegetazione fremette in sintonia.
In
un certo senso, fu un successo: Urbalyum dimenticò
gli intrusi nel tempio, per ora…ma, mentre i danni iniziavano già a ripararsi,
il suo sguardo assassino ora era solo per i due intrusi..!
Fino a pochi istanti fa, gli
altri quattro membri del Knights Team 7 -Grigar, Diablo, il Seminatore di Morte e Overrider- erano stati prigionieri di una distorsione
della realtà, precipitati in una distorsione sensoriale che impediva loro di
prendere una qualunque iniziativa. Ora, quel ‘vuoto’ era scomparso, e loro
giacevano su un pavimento di pietra…in un corridoio appena fuori dalla sala
principale del tempio.
Grigar si chinò ad aiutare Overrider
a rialzarsi: il poveraccio tremava ed ansimava. Fece per togliergli l’elmo, ma
fu lui a precederlo. Ad un tocco di un pulsante invisibile, la grande visiera
di vetro rosso si sollevò, mentre allo stesso tempo si apriva il copribocca. Il volto di Richard Rennsaeler
era pallidissimo, imperlato di sudore, e un rivolo di sangue gli colava dal
naso!
“Non…potevo fare…di più…Mi
dispiace…” i suoi occhi erano socchiusi, e sotto di essi erano persi nel vuoto.
La sua voce era un sibilo stentato.
“Tecnologia…multidimensionale…incomprensibile…”
“Non sforzarti,” disse Grigar, caricandoselo in spalla, ma ormai Rennsaeler non poteva più udirla: aveva perso i sensi.
Stargod entrò in quel momento. “Il Custode del Tempio è stato
distratto: dobbiamo recuperare l’anello del Potere e mettere in salvo chi è
ferito, subito!”
“Lo porterò al sicuro io,” disse l’ex-Balkatar, sistemandoselo fra le braccia.
Il Seminatore si rivolse al
lupo, “Penserò io a distrarre il Custode. Voi dirigetevi all’anello.”
Stargod annuì prontamente, ma nei suoi occhi c’era
esitazione: era chiaro che avrebbe dato un braccio per essere al fianco di Max,
in quel momento…ma era anche il capo delle sue ‘truppe’, e doveva fidarsi dei
suoi subalterni.
Il tetro Seminatore di Morte
sembrò sbiadire, e infine scomparve.
L’uomo-lupo
sondò rapidamente, delicatamente, la mente di Overrider,
trovando in essa le indicazioni sul dove trovare l’anello. A quel punto, si
mise a correre, seguito da Diablo.
All’inizio, fu il vento. Una
corrente di una potenza tale che Max dovette faticare non poco per mantenere il
controllo. Fortunatamente, il suo Dio ed amato lo aveva reso più forte[iv],
permettendogli di ottimizzare l’accumulo di energia solare attraverso le
scaglie.
Per quanto lo riguardava,
Avatar non aveva problemi: gli bastava alterare la propria densità per farsi
attraversare dall’aria.
Il vento era il corpo di Urbalyum, e le grida delle sue anime si mescolavano al
ruggito dell’aria. Max le ignorò: sapeva che si trattava solo di una
distrazione, di uno stratagemma per confonderlo…
Infatti! Poco dopo, insieme
al vento arrivarono frammenti di tronchi appuntiti come lance e macigni enormi
e fitti come uno sciame d’api. Tutti corpi lanciati ad alta velocità,
impossibili da evitare.
E Max non lo fece: una
crepitante bolla di energia elettrica si manifestò intorno a lui! Ogni singolo
oggetto in arrivo si infranse contro quel campo, esplodendo in polvere o
diventando cenere.
L’attacco spirituale, invece,
stava avendo un effetto meno gradevole per Muran:
l’anima del Realmita era particolarmente
vulnerabile…e terrorizzata! Istintivamente, si chiuse a riccio, nascondendosi
dietro gli schemi mentali senz’anima dell’Empatoide.
E quando ciò successe, fu
come spalancare le porte di un buco nero! L’Empatoide
era un vampiro psichico, e
quell’assalto era manna per lui! In breve, iniziò ad assorbire le anime che componevano Urbalyum!
Urbalyum non era per nulla soddisfatto! Queste piccole
creature che osavano attentare al suo tesoro si stavano dimostrando caparbie,
non cedevano alla disperazione come le altre sue vittime…E ora cosa? Il piccolo
Dio osava avvicinarsi al tesoro!
La ‘voce’ rabbiosa di Urbalyum scosse l’etere psichico. Dimenticò completamente
Max ed Avatar, per iniziare a concentrarsi su Stargod
ed i suoi alleati…
Non si accorse, o non volle
fare caso al nero angelo ammantellato che apparve a mezz’aria, nel suo corpo,
incurante dei venti e delle grida dei morti.
Il Seminatore di Morte stese
le braccia, in un gesto quasi rituale. Le sue mani guantate sembrarono volere
accarezzare l’impalpabile ‘carne’ del fantasma, mentre in realtà Mary E.
Sterling stava preparandosi ad infliggere un colpo mortale: perché Urbalyum, con tutta la sua forza, con tutto il suo potere,
era pur sempre un essere composto di bioenergie.
E tutto ciò che viveva era soggetto al potere dei bioscrambler.
L’energia si diffuse dalle
mani in onde concentriche. Esse si diffusero velocemente, come un cancro dentro
l’essenza di Urbalyum. Il fantasma urlò, si contorse
dal dolore, imprecò orribilmente -uno spettacolo incredibile, ma che non ebbe
alcun effetto sull’ambiente.
A
parte uno. Il più critico.
Arrivarono alla ‘camera del
tesoro’. Nessuna porta blindata, nessuna trappola li attese. Solo nude pareti
di pietra decorate da file su file di bassorilievi e illuminate dalla luce
solare che filtrava attraverso il soffitto. La camera era praticamente spoglia.
Il solo ‘arredamento’ di cui si potesse parlare era un altarino in pietra. Due
piccoli draghi metallici, serpentini, rampanti, reggevano ognuno con una zampa
di bronzo un emisfero dell’anello del potere. Una stanza semplice, eppure
capace di trasmettere un senso di reverenza e solennità ai primi esseri viventi
che varcarono la sua soglia in millenni.
“Qui ci deve essere tutta la
storia dell’ascesa e del declino dei dragoni,” disse Diablo, osservando i
bassorilievi. “Impressionante: queste creature hanno saputo incidere la pietra
come se fosse stata una tela da pennellare. Se potessimo permettercelo,
impareremmo di particolari che…”
“Non ora, Estaban,”
disse Stargod. Il gruppo giunse all’altarino
piramidale.
“Troppo facile,” disse
Diablo. “Non credo che sia saggio avvicinarsi, Jameson…”
Stargod fermò la mano ad un palmo dall’anello, che, come la Godstone, splendeva di una luce propria, intermittente; un
cerchio d’oro sormontato da un opale azzurro, fregiato. Voltò appena la testa
verso l’alchimista. “Se qualcuno fosse riuscito ad eludere la maledizione di Antesys perché fosse quasi impossibile localizzare il
tempio, Urbalyum terminava il lavoro. Le vittime che
ha inglobato sono prova sufficiente della sua efficienza di Custode degli
Anelli.” Allungò di nuovo la mano…
<JOHN!>
il grido di Max gli giunse con intensità quasi dolorosa, e con il grido giunse
anche un’immagine precisa.
Ma non ci fu tempo per gli
avvertimenti. In quel preciso momento, la parete della camera esplose. I due eroi furono completamente
colti di sorpresa, e sbattuti dall’altra parte della stanza.
Diablo era ancora abbastanza
lucido da lanciare una fiala e trasformare l’aria fra lui ed il muro in un
composto compatto e morbido come un cuscino.
Stargod, che era il più vicino all’esplosione, stordito, poté
solo rovinare contro la parete.
“Tutto bene, lupo?” chiese
Diablo.
Lui, che era rimbalzato a
terra, si mise in ginocchio. “Sono abituato ad essere sbatacchiato…”
“Non era un attacco mistico,
ne sono sicuro.” Per la polvere, l’uomo tossì.
La polvere era ancora troppo
fitta per permettere una visuale nitida. “Una nostra recente conoscenza…” Max
gli aveva dato un’immagine mentale precisa…E ora, ne arrivò un’altra. “Tutti a terra!”
Altra esplosione! Questa
volta, i nostri si videro crollare addosso il soffitto. Stargod
attinse al potere della Godstone, e annientò ogni detrito.
Mettendosi in piedi, disse, “La sua pertinacia comincia a stancarmi.” Altro
atto di volontà, e questa volta fu la polvere ad essere spazzata via.
Attraverso gli squarci che furono parete e soffitto, nel cielo si vedevano due astronavi. Una era una corazzata,
l’altra una quasi ovoidale, angolare portaerei. Max si stagliava davanti a
loro. E ovunque, c’erano le familiari figure corazzate volanti degli Sky Troopers.
“I Tok
ed il loro Principe. Decisamente, non sentivo la loro mancanza.”
Un ologramma apparve davanti
al trio. “Felice di rivederti sano e salvo, infedele,” disse Ssylak. “Non avrei sopportato di saperti morto per mano di
qualcun altro.”
“…”
“I nostri sensori ci dicono
che sei libero dall’infestazione nanita. Dove l’hai
sparpagliata, Portatore del Male? Hai deciso dunque di sacrificare Altro Regno
alla tua mania di grandezza?”
“Niente del genere, visto che
ne sono il Protettore,” rispose il lupo. “Un nuovo ricettacolo ospita i naniti, su un altro mondo, molto lontano da qui[v].
Hai la mia parola.”
Ssylak annuì. “La prenderò per buona: in fondo, voglio
sperare che anche tu sapessi quale minaccia essi rappresentassero. Il che ci
lascia con un solo conto da chiudere…”
Stargod sguainò la sua spada. Cercò di evitare di guardare
verso l’altare, dove l’anello era ancora, nonostante tutto, al suo posto.
“Principe, l’ultima volta che ci siamo scontrati, ti ho proposto la pace.
Voglio rinnovare quella proposta: potete vivere su Altro Regno, cambiando parte
del vostro stile di vita. Non c’è bisogno che scorra altro sangue.”
Questa volta, Ssylak scosse la testa. “La tua presenza è una bestemmia ad
Antesys. Solo il tuo sangue potrà lavare l’onta…e, ad
ogni modo, i Tok sono nati per dominare il loro cibo,
non per conviverci. Sono io, ad offrire a te ed ai tuoi accoliti una resa
onorevole ed una morte indolore. Hai la mia reale parola che al tuo drago non
verrà comunque alcun male.”
Il collo dell’uomo-lupo si
drizzò. “Visti i precedenti, mi permetto di dubitarne…vostra altezza.”
Un sibilo. “Quelle azioni
sono state lo spiacevole risultato di…un conflitto intestino. La nostra fede è
progressivamente inquinata dall’influenza dei Protestanti. Essi ritengono che persino un sacro drago debba essere
immolato, se si ribella al volere di Antesys.”
Diablo sorrise. “È bello
vedere che, in fondo, fra la nostra specie e la vostra non c’è questa grande
differenza…”
“Attento a come parli, cibo!”Poi Ssylak tornò a
rivolgersi a Stargod. “I Protestanti sono i figli del
nostro lungo viaggio alla ricerca di un nuovo mondo. Sono disillusi, desiderosi
di vivere per il momento piuttosto che per il futuro. Ora che abbiamo un
Dominion, dopo una vita spesa nella flotta di colonizzazione, vogliono solo
usarlo a loro piacimento quale compenso per le travestie
passate.
“Stargod,
se vuoi salvare almeno i grandi dragoni di Altro Regno, arrenditi: cedi al
volere dell’Onnipotente, e potrò rinsaldare la fede, purgare la Casta
Sacerdotale dai deviati. Combatti, e alla nostra vittoria seguirà un massacro,
per assicurarsi che mai più un nuovo infedele si manifesti.”
“…”
“Ebbene? Qual è la tua
risposta?”
Stargod fece per dargliela…quando una nuova voce echeggiò
dall’alto! “Non hai bisogno di riferirti a quello stolto, fratello!”
Diversi sguardi si voltarono
verso l’alto. Verso una familiare figura serpentina, dalle scaglie verdi. “Veggany!” disse Stargod.
Max emise un ruggito irato.
Nel cielo, sulla
perpendicolare della stanza, stava un dragone delle foreste, sospeso dalle
membrane del proprio cappuccio. “Principe Ssylak,
l’infedele non significa nulla per la
nostra gloriosa stirpe. Il suo compagno è solo un traditore, e sarà giudicato
dalle nostre leggi come merita.”
“Il traditore qui, sei solo tu!” Dicendo ciò, Max lanciò una coppia
di laser dagli occhi. Laser che…si infransero contro la barriera personale di Veggany.
Il verde rise. “Giovane
stolto!” Poi, di nuovo all’ologramma, “Lascia stare questi sciocchi, e seguimi.
Dobbiamo fare capire agli indecisi come le cose stiano per cambiare. La
corruzione dell’infedele non può ulteriormente spargere il suo veleno. Insieme,
sapremo studiare una strategia vittoriosa.”
“NO!”
Stargod reagì emettendo una coppia di raggi ottici
all’indirizzo di Veggany…che scomparve prima di
venire colpito.
“Si tratta di uno sviluppo
sorprendente!” Jsejsek era a dir poco gongolante,
attraverso lo schermo. “Per la prima volta la stirpe sacra ha deciso di
riferirsi a noi. Vostra Maestà, dobbiamo dare massima priorità ai dragoni.
L’infedele può attendere!”
Ssylak non lasciò trasparire la minima emozione, ma la sua
mente lavorava a ritmo febbrile. Ebbe voglia di bestemmiare: non poteva
capitare in un momento peggiore! Adesso, doveva scegliere se inghiottire
pubblicamente il suo orgoglio o sconfessare la sua fede..! E, praticamente, non
aveva scelta! “Il dragone Veggany è a bordo?”
“Affermativo, Vostra Maestà.”
“Allora,
ritiriamoci. E speriamo che questi colloqui con i nostri fratelli siano
fruttuosi…”
“Non capisco,” disse John. “Veggany era ossessionato dall’anello. Perché lo ha lasciato
qui?”
“Aveva avuto una possibilità,
e l’ha sfruttata, fin quando gli era possibile,” rispose Diablo, che per
qualche giorno aveva ‘ospitato’ il mostro dentro di sé, contro la propria
volontà. “Non sarebbe mai abbastanza sciocco da sfidare la Godstone
per arrivare ad un artefatto di minore potere, non quando può aspirare alla
gemma stessa…e poi, lo sa bene che l’anello non lascerà mai questo posto.”
“Già,” disse Stargod.
“Quest’interruzione mi è servita per rifletterci su: se un oggetto come questo
anello finisse anche solo per caso, nelle mani sbagliate, ci ritroveremmo con
un’altra minaccia da affrontare…e non solo. Per quanto ne sappiamo,
l’attivazione di tutti e dieci gli anelli potrebbe chiamare a sé i loro creatori…” nello specifico, la specie
dei draghi che aveva tentato di conquistare Altro Regno quando i dragoni nativi
erano i primi possessori della Godstone.
“Signori,
usciamo di qui.”
“Sapevo che avrei dovuto
finire quel verme fin quando ne avevamo l’occasione,” disse Diablo,
contemplando, insieme agli altri, il tempio sfigurato dall’alto della collina.
“Il nostro vero errore,”
disse il Seminatore, “è stato violare le difese dell’anello, rendendolo
vulnerabile. Sarebbe stato sufficiente fermare Veggany,
invece di andare oltre.”
“Esattamente per questo,”
disse Stargod, “debbo assicurarmi di restituire le
cose al loro giusto posto, per quanto mi ripugni…” Si concentrò, chiese
silenziosamente aiuto ad Antesys stesso, e lasciò che
fosse l’Onnipotente a gestire il potere della Godstone.
La gemma brillò con una rara intensità, e quando ebbe finito, il triste
miracolo era compiuto: il tempio era perfettamente ristrutturato, e Urbalyum era tornato alla sua piena forza, e le sue anime
erano tornate a soffrire.
Nessuno disse niente, mentre Grigar li teleportava via.
Fuggevolmente, Stargod si chiese se i Vendicatori avrebbero invece
combattuto strenuamente per riuscire a trovare un’altra soluzione…